Giulio Riotta

Quello che i fotografi non dicono

Il 2018 rimarrà per sempre nella mia memoria come l’anno in cui ho iniziato a dire “no”. No ai servizi fotografici da fare tanto per fare. No alle immagini da scattare perché “me le hanno chieste”. No all’opportunismo, sì alla sincerità. Sì alla professionalità e all’altruismo. Sì al consigliare il cliente, dirgli che forse sta sbagliando, che per il suo bene è preferibile spenda i soldi in qualcos’altro.

Chi mi segue su Facebook sa già che, dalla fine del 2016, ho iniziato ad affiancare al mio lavoro come fotografo, un’attività piuttosto importante in ambito marketing e comunicazione con Amunì.

Molti si saranno domandati perché, anche se in realtà in pochi me lo hanno chiesto. Perché un professionista attivo da una decade in ambito fotografico toglie improvvisamente il piede dall’acceleratore, per dedicarsi ad altro? La crisi?

La verità è che per molto tempo sono rimasto a guardare, senza dire nulla.

Qualche passo indietro: l’esperienza con Pagine Gialle

Tra le mie prime esperienze come fotografo a Roma, la più impegnativa e formativa, per certi versi, è stata quella con Pagine Gialle. Per tre anni nel Lazio, per questa azienda, ho realizzato oltre mille servizi fotografici in attività commerciali di ogni tipo.

Ferramenta, panifici, negozi di abbigliamento, falegnamerie, pasticcerie, bar, pizzerie, ristoranti. Di tutto! È stata la mia gavetta. Il compito era quello di raccontare le attività dal punto di vista fotografico, per poi permettere a Pagine Gialle di utilizzare le fotografie per costruire siti vetrina venduti a peso d’oro.

Proprio durante quel periodo intuii che qualcosa non andava. Intuii che moltissime aziende, gestite perlopiù da over 40 e 50, firmavano contratti convinti che un sito vetrina standard li avrebbe aiutati ad emergere, ad uscire dal pantano in cui si ritrovavano. Già allora pensavo che non fosse giusto, ma stavo zitto. Senza dire nulla rimanevo a guardare.

Terminato il trend dei siti vetrina fu quello degli eCommerce. Stessa storia, ma richieste economiche spesso ancora più importanti.

Quello che i fotografi non dicono

Da allora sono passati tanti anni, ma con il tempo e l’esperienza ho capito che la stragrande maggioranza dei servizi proposti oggi alle micro-imprese italiane non sono quel che sembrano. Dal call center che ti chiama per proporti la prima posizione su Google, all’agente che entra in negozio per venderti un sito personalizzato fatto “su misura”. Nel 90% dei casi sono solo specchietti per allodole.

È così che dal 2019, piuttosto che inviare preventivi a chi mi contatta per un servizio fotografico, spesso mi trovo a rispondere con lunghi messaggi, spiegando come non sia di nuove immagini che hanno impellente bisogno.

A nulla serve un bel servizio fotografico, per quanto ben realizzato, se le pagine del sito dove saranno inserite le immagini non appaiono neanche sul principale motore di ricerca.

Non ha alcun senso spendere 500, 1000, 2000 euro per un servizio fotografico, se dietro non c’è un progetto con una strategia digitale in grado di sostenerlo. Che permetta alle immagini di essere viste, di convertire l’utente online.

Quello che serve realmente è spesso una strategia di marketing online a lungo termine, magari un consulente che guidi l’azienda alla conquista di Internet. Una persona specializzata in eCommerce o in posizionamento su Google che affianchi il brand.

Ma questo non te lo dirà mai nessun fotografo, così come ben lontane dal dirtelo saranno le agenzie di comunicazione o per il web cui ti sei affidato. Le stesse che han costruito il sito con il minimo impegno, e che una volta terminato ti chiedono 50 euro per cambiare due titoli e un grassetto.

Sono molto arrabbiato con queste persone, questo di certo lo avrai già capito. Sono arrabbiato perché è anche a causa di questi personaggi che oggi in Italia quasi ogni attività commerciale dispone di un eCommerce che non vende. Fior fior di aziende, spesso artigiane, piccole e a gestione familiare, che non hanno visibilità, perché il sito web fatto realizzare non lo vede nessuno.

Ed è sempre colpa loro se, al contrario, molti preferiscono ancora rimanere a guardare, rischiando anche di fallire, per paura di affidarsi alle persone sbagliate.

Più comunicazione e marketing, meno fotografia

Se solo ci fosse più professionalità e umanità tra i tanti freelance che si occupano di comunicazione, forse il tessuto imprenditoriale italiano, fatto per la maggior parte di micro-imprese, non vivrebbe la crisi continua che conosciamo. Siamo noi, nel nostro piccolo, con le nostre piccole scelte individuali, a orientare le sorti di questo paese. Ed è compito di noi professionisti quello di aiutare le aziende nel tentativo di farle emergere e “vincere” davvero.

Ecco perché nel 2016 ho preferito iniziare gradualmente a concentrare una fetta importante del mio tempo al marketing e alla comunicazione. Perché consapevole che le aziende per cui spesso mi trovavo a operare avevano spesso più bisogno di un Digital Strategist o di un eCommerce Manager che di un fotografo. Qualcuno di cui potersi fidare, che li guidasse davvero alla conquista del magico mondo di Internet.

Siate una Luce per i vostri clienti, non l’ennesimo fornitore di servizi.

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